Cosa sono le dApps? Ne parlano tutti, ma c’è molta confusione al riguardo. dApps è l’acronimo di decentralized applications, fondamentalmente, volendo rendere semplice il concetto per tutti, si tratta di applicazioni, nel termine più ampio di quello che siamo conosciamo e sono basate su blockchain. Siamo abituati ad associare le apps al mobile, in questo caso dobbiamo estendere il nostro pensiero a qualsiasi tipo di web application, indipendentemente dal device utilizzato, ma come appena descritto, prerequisito fondamentale per cui un’applicazione possa rientrare nel sotto insieme delle dApps è che il suo funzionamento sia blockchain based.
dApps e protocolli
Per delimitare meglio la tematica, è opportuno fare un piccolo passo indietro e definire nuovamente i concetti di protocollo e di token. È ormai consuetudine definire “criptovaluta” qualsiasi token. Questa consuetudine è errata, come lo d’altra parte, pensare che ogni token possa svolgere la funzione di moneta digitale/virtuale.
Bitcoin è una criptovaluta ed ha un proprio protocollo. Ethereum è una criptovaluta ed ha un proprio protocollo. Neo è una criptovaluta ed ha un proprio protocollo. Nello specifico, Ethereum e Neo hanno un protocollo su cui è possibile eseguire smart contract molto evoluti. L’opportunità di poter eseguire smart contract “evoluti” rende possibile e ne facilita la nascita di dApps al proprio interno.
Pensate ad Ethereum o Neo come fossero Google Play e l’Apple Store. I Devs, attirati dalle funzionalità base del protocollo, sviluppano il proprio progetto in questi ambienti, rispettando gli standard degli stessi. Lo sviluppo di “progetti” su un protocollo specifico, nel rispetto dei loro standard, favorisce la nascita delle dApps, ovvero applicazioni distribuite in quanto esse ereditano la decentralizzazione del protocollo utilizzato.
dApps e Token
Siamo su blockchain, le dApps quindi utilizzano la chain del protocollo padre e ne eredita il grado di decentralizzazione. Dobbiamo quindi operare all’interno di un meccanismo di consenso. Per erogare il servizio offerto dalla dApp, potrebbe essere necessario, ma non indispensabile, l’utilizzo di un token. Un token quindi è associato al servizio e all’utilità offerta dalla dApp, ma non ha un proprio protocollo.
Sarebbe assurdo pensare che ogni sviluppatore debba crearsi la propria blockchain per il suo progetto, così come sarebbe assurdo il proliferare di store per le app del mondo mobile.
Sono gli standard che fanno crescere il mercato.
dApps e interoperabilità
Torniamo all’esempio precedente di Google Play e Apple Store e proviamo a sottolineare un ulteriore parallelismo. Anche se non siete degli sviluppatori, possiamo immaginare che sappiate piuttosto bene che una mobile app debba essere sviluppata sia per Android, che per iOS. Sono due progetti ben distinti. Allo stesso modo una dApp costruita su Neo, rispettando gli standard del protocollo NEP-17, non sarà compatibile e quindi non potrà essere eseguita/utilizzata su altri protocolli.
Un’ultima nota, come addendum è a questo punto fondamentale. L’interoperabilità tra i protocolli è una delle sfide più importanti che si sta giocando negli ultimi mesi e ci sono vari progetti, che semplificando potremmo definire, di Data Conversion già operativi e con ottimi risultati raggiunti, come PolyNetwork.
Questi progetti, che sono a tutti gli effetti delle dApps multichain, facilitano il trasferimento di una dApp o di un token da un protocollo ad un altro.
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