Web1, Web2, Web3
Avrete sicuramente sentito parlare del Web3, è una delle buzzword del momento e viene definito, in maniera molto generica come “il futuro di internet”. Ma cos’è veramente il Web3? Quali sono i benefici che apporterà agli utenti? Internet è cambiato nel corso degli anni e sta continuando a cambiare. Ora ci troviamo vicini a uno di quelli che vengono chiamati “Pivot Point”, un punto di svolta. Cambia il Web e cambia il customer journey degli utenti. Sintetizzando, il Web1 era unidirezionale, gli utenti digerivano i contenuti proposti, leggevano. Con il Web2 e l’avvento dei social network, gli utenti hanno iniziato ad interagire, sia verso i publisher che verso gli altri utenti. Rapporto bidirezionale, gli utenti leggono e scrivono. Il Web3 offrirà agli utenti l’ownership dei propri dati in un contesto decentralizzato. Gli utenti potranno avere un grant di collaborazione nel sistema.
Oggi, in generale, i contenuti del Web2 dominano l’Internet che tutti conosciamo e utilizziamo oggi. I contenuti sono centralizzati e governati dai big tech come Google, Facebook e Amazon, che di fatto posseggono e gestiscono i nostri dati. Il Web3 è la chiave per andare avanti e ci permetterà di beneficiare in termini di privacy, trasparenza, decentralizzazione, distribuzione della proprietà dei dati e le soluzioni di identità digitale.
Tutte queste straordinarie funzionalità del Web3 si basano sulla tecnologia blockchain. Allora, cosa impedisce alle applicazioni Web3 di diventare mainstream? Lo sviluppo di applicazioni Web3, o dApps, per questo nuovo internet è ancora relativamente complesso e richiede tempo. Siamo ancora gli inizi e la barriera d’ingresso è ancora proibitiva per ipotizzare un fenomeno di mass adoption nel breve periodo. Per questo siamo qui. In questa fase, evangelizzare ed essere dei facilitatori è il compito che noi “early adopter” dobbiamo perseguire.
Che cos’è il Web3?
Torniamo ora al Web3. Anche se il concetto potrebbe sembrarvi ancora troppo ambiguo e teorico, sicuramente però vi sta destando più di una semplice curiosità. Il Web3 è ampiamente inteso come la terza “era” di Internet. Ad oggi, ad intervalli di circa 10 anni, Internet ha subito degli importanti cambiamenti, passando dal Web1 al Web2 al Web3. È interessante notare che non una programmazione dietro queste fasi o una linea netta di demarcazione che indichi il momento in cui siamo passati dal Web1 al Web2. Il cambiamento è stato organico. Semplificando, le tre fasi di Internet possono essere riassunte come segue:
- Web1 – Statico
- Web2 – Dinamico
- Web3 – Distribuito

La prima fase di Internet, Web1, consisteva principalmente nel fornire contenuti e informazioni online. Come tale, il Web1 era in gran parte statico e permetteva praticamente agli utenti di consumare informazioni. L’introduzione del Web2, generalmente associata all’ascesa delle piattaforme di social network, riguardava invece soprattutto l’interattività e la usability del front-end. Il Web2 ha abbandonato la natura statica di Internet e ha visto il web diventare dinamico, consentendo agli utenti non solo di consumare o “leggere” le informazioni, ma anche di crearle autonomamente.
Tuttavia, questo Internet più partecipativo ha creato anche dei problemi, in particolare il fatto di mettere i dati personali nelle mani di coloro che gestiscono le principali piattaforme digitali. Nel Web3 i dati non sono di proprietà di entità centralizzate, bensì condivisi. Inoltre, Web3 si concentra sul miglioramento delle funzionalità di back-end, così come Web2 si è concentrato sulle funzionalità di front-end. Una delle caratteristiche principali dell’era Web3 è anche l’emergere delle dApps, ovvero le applicazioni decentralizzate, che mirano a sostituire quelle tradizionali.
Cosa sono le dApps?
Nessuna interazione sul Web3 potrebbe essere completa senza menzionare le dApps. Ovvero le applicazioni, così come siamo abituati a conoscerle, ma blockchain-based, capaci dunque di integrare tutte quelle che sono le più importanti features del Web3:
- Smart Contract, codice che determina un’azione di input-output predefinita, senza la possibilità o la necessità di intervento da parte di terze parti;
- Asset Tokenization, la possibilità di rendere digitale e finito ciascun bene fisico e di facilitarne quindi lo scambio ed il possesso;
- dFS (storage distribuito), uno storage partecipativo che consentirebbe la distribuzione dell’ownership dei contenuti, ovvero di internet stesso;
- Digital Identity, se ne parla da anni, ma legarla al Web3 potrebbe aprire scenari inimmaginabili fino a pochi anni fa;
- Consensus Mechanism, Pow (Prof of Work), PoS (Proof of Stake) o dBFT (distributed Bizantine Fault Tolerance) sono solo i più noti meccanismi di consenso, ovvero un sistemo di incentivi che ingloba quindi un modello economico all’interno del protocollo stesso;
- DeFi, la finanza decentralizzata che sta guidando lo sviluppo di tutto il settore Fintech,
- NFT, i Non Fungible Token sono nati come arte digitale, ma stiamo solo ora scoprendo molte altre possibilità legate al loro utilizzo. Uno fra tutti, senz’altro degno di nota, è la possibilità di legare gli NFT a modelli di subsciptions;
- DAO, Distributed Autonomous Organizations, un nuovo modo, forse in parte alternativo alla costituzione delle classiche aziende, per guidare le organizzazioni. Condivisione di diritti e doveri basata su smart contract.
La vostra curiosità è aumentata? Ogni singola feature verrà affrontata in maniera dettagliata in modo da fornirvi una panoramica molto approfondita delle varie componenti del Web3.
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Discussioni e casi reali d’applicazione di quanto hai appena letto nell’articolo. Mettiti alla prova e inizia il tuo percorso sul Web3.