Oggi internet è pieno, ridondante, di informazioni su come iscriverti a Binance o Coinbase per acquistare o negoziare criptovalute. Con facilità si possono trovare guide dettagliate all’acquisto e al trading, mentre è ormai sempre più difficile cercare di recuperare quelle che sono le nozioni base del mondo blockchain e delle criptovalute.

Cerchiamo allora di affrontare alcuni concetti alla base del funzionamento dei protocolli blockchain, in modo da affrontare più agevolmente tematiche più complesse relative al Web3:

  1. Protocolli e consenso: criptovaluta o token?
  2. Crypto-wallet: cosa sono, tipologie e utilizzo;
  3. Gli exchange
  4. Come valutare un progetto
  5. Risorse: il toolkit del crypto-enthusiast

Protocolli e consenso: criptovaluta o token?

Oggi ciò che associamo al mondo blockchain viene comunemente chiamato “criptovaluta” (cryptocurrency), ma in realtà non è corretto definire tutto in questo modo. Il Bitcoin è una criptovaluta, dotata di una propria blockchain. Ethereum (o più precisamente Ether) è una criptovaluta con una propria blockchain, così come NEO, Polkadot e SolanaChainlink è un token ERC-20 che viene utilizzato sulla blockchain Ethereum, così come Uniswap. Flamingo o bNeo sono token NEP-17 che utilizzano Neo N3.
Possiamo quindi definire in linea di massima criptovaluta tutti quei progetti che hanno un proprio protocollo (blockchain) e le cui monete vengono utilizzate prevalentemente per trasferimenti, governance e transfer fee, mentre dovremmo chiamare token quegli asset che vengono scambiati su una blockchain terza. I token poi possono essere distinti nelle seguenti tipologie a seconda della loro funzione:

  • equity token;
  • token as a service
  • utility token
  • security token
  • reward token
  • asset token

Ogni blockchain ha un meccanismo di consenso che ne consente il corretto funzionamento basato su incentivi che garantiscono l’efficacia delle transazioni risolvendo il problema del double spending dei beni digitali. Generalizzando e spiegandone in maniera semplicistica il funzionamento, possiamo dire che esistono due grandi categorie di tipologie di consenso distribuito:

  1. Proof of Work (POW), forse il più famoso, visto che chiunque dovrebbe aver sentito parlare di mining. E’ il caso di Bitcoin, ogni transazione viene inserita in un blocco che deve essere risolto e confermato da elaborazioni informatiche. Per ogni blocco confermato, il miner riceve un premio (reward) in Bitcoin che vengono creati e immessi nella blockchain sulla base di un algoritmo inflazionistico;
  2. Proof of Stake (POS), meno famoso del precedente, è stato proposto per la prima volta nel 2012 sul forum “BitcoinTalk” per ovviare al problema dell’eccessivo consumo energetico derivante dal POW. I protocolli con POS generalmente coniano nuovi blocchi invece che crearli/estrarli come nel POW e il tutto si basa su consenso “in delega” verso un nodo, corrispondente al peso dei token detenuti nel wallet (stake). Il reward per ogni blocco è proporzionale allo stake effettuato da ogni indirizzo. Un esempio di stake è il dBFT (Delegate Byzantine Fault Tolerance) di NEO, che in questo caso specifico, è in grado anche di garantire la single block finality. Il POS è tipico di criptovalute pre-minate.

Crypto-wallet: cosa sono, tipologie e utilizzo

Il wallet è forse la componente più importante nell’ecosistema delle criptovalute. Oggi però, grazie allo sviluppo di nuove funzionalità negli exchange, alle regolamentazioni e alla crescita del mercato, il suo utilizzo è passato forse in secondo piano. Per questo non è difficile trovare crypto-users che vantano un’esperienza di tutto rispetto, ma fanno fatica a movimentare i propri crypto-asset al di fuori dell’exchange che utilizzano.
Il wallet, per come lo conosciamo oggi, può essere definito il primo grande sviluppo avvenuto nel settore delle cryptovalute che ha permesso anche ai “non addetti ai lavori” di avvicinarsi a questo mercato. Il Bitcoin nasce tra le altre cose per disintermediare, per rendere l’utente indipendente e l’ecosistema permissionless. E’ stato quindi posto fin da subito l’accento sul dover avere piena disposizione dei propri asset, senza demandarne la custodia a terzi. Questo è possibile utilizzando un proprio wallet e non lasciando i fondi su exchange o custodial services company.
Ciascun utente quindi farebbe bene a detenere le proprie criptovalute sul proprio wallet e a custodirne gelosamente la private key.

Private key e tipologie di wallet

Facciamo un passo indietro, ipotizzando uno scenario tra i più comuni. Un utente ha acquistato Bitcoin su Coinbase. Dopo aver finalizzato l’acquisto può ad esempio creare in pochi click un wallet su Bitcoin.org. E’ possibile scaricare una mobile o desktop app, oppure crearlo via web per poi magari successivamente importarlo anche sullo smartphone. Qualsiasi sia la tua tipologia di wallet dovrai in ogni caso salvarti e custodire almeno uno dei seguenti codici per accedervi:

  • Private key, è l’equivalente del tuo pin per l’home banking;
  • Keystore file, da associare a una password da te scelta;
  • Mnemonic Phrase, in genere di 24 parole.

A prescindere dal metodo che verrà scelto bisognerà avere molta cura di questi codici di accesso. Essi equivalgono al pin per accedere al tuo home banking con la differenza che se li perdi non è previsto nessun servizio di backup e i tuoi fondi saranno inaccessibili. E’ il costo della disintermediazione. Al tuo wallet sarà chiaramente anche associata una public key, ovvero un indirizzo che utilizzerai come fosse un iban per spedire i Bitcoin che sono appena stati acquistati su Coinbase. Onde evitare confusione, deve essere chiarito immediatamente che le public key non sono universali, o meglio sono utilizzabili solo per transazioni di token che utilizzano lo stesso protocollo. Non sarà dunque possibile inviare degli Ether a un indirizzo Bitcoin o viceversa.
Definito il wallet e i metodi per accedervi, può essere utile anche un approfondimento sulle diverse tipologie di disponibili:

  • Mobile, il più pratico in assoluto, ti garantisce un rapido accesso ai tuoi fondi. Utile per pagamenti frequenti anche utilizzando il QR code. Un danno al dispositivo o l’estromissione dell’app dal marketplace di riferimento potrebbe creare più di qualche problema;
  • Desktop, offre mediamente più funzionalità del mobile, ma è a maggior rischio malware/spyware/virus;
  • Browser, molto pratica per un uso da desktop, offre immediatezza e interagisci in maniera diretta con le dApp;
  • Hardware, forse il più sicuro, ma il meno pratico. Uno dei più utilizzati è il Ledger nano, consigliato per custodire importi consistenti e movimentazioni saltuarie.

Blockchain e Criptovalute: gli exchange

Sugli exchange e le varie procedure di registrazione si trova documentazione in abbondanza nel web. E’ un tema che merita in ogni caso alcune rapide indicazioni. La prima grande distinzione da effettuare è quella tra i CEX e DEX.

I CEX (Centralized Exchange) sono quelli al momento più utilizzati e che offrono maggiori funzionalità, non solo di strumenti finanziari, ma anche di supporto. Hanno fee spesso elevate sia per le transazioni che per i prelievi. Non tutti i CEX offrono anche pair Crypto/FIAT, ovvero il cambio che permette all’utente di acquistare criptovalute con moneta fiat (es. pair BTC/EUR). Dietro ai CEX ci sono compagnie, sono quindi da considerarsi degli intermediari a tutti gli effetti che potrebbero avere influenza sull’esito di una tua transazione. La loro chiusura improvvisa (vedi Celsius) e l’inaccessibilità alla piattaforma potrebbe creare non pochi problemi per il recupero degli asset che vi erano depositati.

I DEX (Decentralized Exchange) sono le piattaforme di scambio che domineranno il prossimo futuro. Consentono l’incontro tra domanda e offerta di criptovalute senza che esse vengano depositate, ma semplicemente connettendosi al wallet dell’utente. Al momento raramente consentono transazioni Crypto/FIAT. Le fee sono mediamente più basse rispetto ai CEX. Il listing è spesso libero.

Come valutare un progetto?

Siamo arrivati alla domanda finale: una volta acquisite le nozioni base, da dove partiamo? Come si può effettuare uno scouting (alla stregua di uno stock picking) tra i progetti esistenti e valutarne le prospettive di sviluppo?
Fino a prima del crypto-boom del 2017, vi erano degli standard, nati da consuetidine, che potevano essere seguiti per rimanere aggiornati sul mercato delle criptovalute.

BitcoinTalk era il punto di riferimento, un forum mondiale dove sono ancora visibili i post di Satoshi Nakamoto. I team si presentavano alla community con un thread dedicato. Venivano indicati gli obiettivi del progetto, la token economics e il whitepaper, un mix tra un business plan e una road map. Il team rispondeva in maniera diretta agli utenti assicurando una presenza costante sul forum. Per coinvolgere la community e accrescerla, esistevano dei Bounty program, ovvero delle azioni che venivano commissionate a dei volontari in cambio di una ricompensa (token). In questa fase, ancora acerba, a ogni progetto non corrispondeva una nuova startup, ma vi erano esclusivamente dei team di sviluppo. Finita la fase di presentazione aveva inizio la campagna, dove attraverso una ICO (Initial Coin Offering) e richiedendo un contributo sostanzialmente in Bitcoin o Ether come un fosse un conferimento, si distribuiva, proporzionalmente a quanto versato, un nuovo token ai sostenitori. Successivamente il token veniva listato su un exchange e si dava così inizio alle contrattazioni. Coimarketcap fungeva da database per monitorare prezzi e listing di ogni token.

Con la grande bolla del 2017, si è passati da centinaia a un ordine di decine di migliaia di progetti. Oggi quella crypto è una delle vie di finanziamento per una startup, la convergenza è massima e cavalca la strada dell’innovazione. Non vi è più chiaramente spazio per tutti in un forum, quindi le criptovalute sono diventate sempre più social, rendendo in particolare Reddit uno dei luoghi più adatti per le discussioni della community. Gruppi telegram, forum di finanza che hanno creato una sezione “Criptovalute”, Twitter, Youtube e siti internet di analisi dedicata completano l’aspetto comunicativo del settore.
In tutto ciò però una costante è rimasta, Coinmarketcap, che svolge in maniera egregia la funzione di repository del mondo crypto: storico prezzi, riferimenti web, supply ed exchanges sono informazioni indispensabili per avere una panoramica generale del mercato e iniziare uno studio approfondito su un token specifico. Tale studio dovrà necessariamente tenere in considerazione i seguenti parametri:

  • In quale settore questo progetto intende operare?
  • C’è un reale bisogno di offrire questo servizio attraverso un token?
  • Il token ha una capitalizzazione (circulating supply) adeguata rispetto all’ampiezza del progetto?
  • La Token Economics è valida?
  • Su quali exchange è listato il token? Il mercato offre una liquidità soddisfacente?
  • Qual è lo stato di decentralizzazione del progetto?
  • La community, quantitativamente e qualitativamente, è degna di nota?
  • Qual è il livello di comunicazione tra team e community? Con che frequenza avviene? Gli aggiornamenti sono periodici?
  • La community sta crescendo?
  • Quale è il background del team di progetto?
  • Il team si è sempre comportato in maniera trasparente?
  • Il team sta rispettando la road map comunicata alla community?
  • L’esposizione del team negli eventi di settore è adeguata?

Blockchain e Criptovalute: il toolkit del crypto-enthusiast

Di seguito, per concludere questa breve guida per padroneggiare i concetti base del mondo blockchain, una breve lista di quelli che sono indubbiamente gli strumenti essenziali e i “luoghi” da presidiare del crypto-enthusiast:

Mailing List

Community

Discussioni e casi reali d’applicazione di quanto hai appena letto nell’articolo. Mettiti alla prova e inizia il tuo percorso sul Web3.